
Milano è sempre più proiettata verso il futuro.
Nuovi spazi urbani, nuove idee architettoniche e visioni all'avanguardia delle più grandi menti internazionali la stanno facendo diventare un polo d'attrazione turistica al pari di Firenze, Venezia e Roma.
Non posso che essere felice di questa incredibile evoluzione che, dopo Expo, sembra inarrestabile. Avanti così!
I tour organizzati alla scoperta della nuova Milano, numerosi e affollatissimi, presto dovranno aggiornare i loro percorsi: nel giro di qualche mese, infatti, altri cinque edifici firmati da archistar cambieranno il paesaggio urbano. E altri nomi entreranno nel vocabolario milanese dopo quelli di Libeskind, Zaha Hadid e Chipperfield. Non che mancassero edifici degni di una visita - nel Novecento Milano è stata protagonista dell'architettura moderna - , ma i nuovi grattacieli hanno modificato insieme all'orizzonte l'interesse verso una disciplina finora considerata per addetti ai lavori.
"I milanesi quando vanno in piazza Gae Aulenti sono fieri della loro città - nota il critico Philippe Daverio - . Questo dimostra che negli ultimi vent'anni c'è stato un cambiamento non solo fisiologico ma anche psicologico di Milano. Quando furono completati i lavori del nuovo Piccolo Teatro, degli Arcimboldi o dell'università Bicocca, le persone reagirono con diffidenza. Oggi, al contrario, le inaugurazioni mettono di buon umore, i cittadini si mettono in coda volentieri per ammirare gli edifici. Finalmente siamo usciti dalla "damnatio memoriae" dell'architettura fascista ed è tornata la voglia di guardare al costruito con curiosità e interesse". Soprattutto se dietro ci sono importanti nomi internazionali che hanno inserito Milano nel circuito delle capitali da visitare. "I cittadini hanno capito che l'architettura è una disciplina che riguarda la collettività - aggiunge Valeria Bottelli, presidente dell'Ordine degli architetti - . In dieci anni le nostre visite guidate sono salite a quota 50, fra moderno e contemporaneo, e da Expo in poi abbiamo registrato un'impennata di richieste inaspettata".
"I milanesi quando vanno in piazza Gae Aulenti sono fieri della loro città - nota il critico Philippe Daverio - . Questo dimostra che negli ultimi vent'anni c'è stato un cambiamento non solo fisiologico ma anche psicologico di Milano. Quando furono completati i lavori del nuovo Piccolo Teatro, degli Arcimboldi o dell'università Bicocca, le persone reagirono con diffidenza. Oggi, al contrario, le inaugurazioni mettono di buon umore, i cittadini si mettono in coda volentieri per ammirare gli edifici. Finalmente siamo usciti dalla "damnatio memoriae" dell'architettura fascista ed è tornata la voglia di guardare al costruito con curiosità e interesse". Soprattutto se dietro ci sono importanti nomi internazionali che hanno inserito Milano nel circuito delle capitali da visitare. "I cittadini hanno capito che l'architettura è una disciplina che riguarda la collettività - aggiunge Valeria Bottelli, presidente dell'Ordine degli architetti - . In dieci anni le nostre visite guidate sono salite a quota 50, fra moderno e contemporaneo, e da Expo in poi abbiamo registrato un'impennata di richieste inaspettata".